In "Holy Sonnet 10" di John Donne, il poeta esprime speranza a coloro che temono la morte e la minaccia che ha sul genere umano. In questo sonetto personifica la Morte e dice che non ha motivo per essere orgogliosi perché, sebbene sia temuto da molti, non ha alcun potere o presa permanente.
Il poeta dice alla Morte che anche quelli che pensa di aver distrutto non sono morti per l'eternità, e non ha nemmeno il potere di ucciderlo. Il sonetto mette a confronto ciò che accade nella morte a "riposare e dormire". Riconosce che, sebbene tutti lo facciano esperienza in qualche momento, la morte è, in realtà, uno schiavo stesso per malattie e incidenti. Non ha scelta o dice chi richiede. Donne conclude il sonetto dicendo alla morte nelle ultime due righe che dopo un breve periodo di sonno, "ci svegliamo eternamente, e la morte non ci sarà più". Poi pronuncia una sentenza di morte finale sulla Morte stessa, poiché la Morte sarà sicuramente distrutta una volta per tutte.
Questo sonetto, scritto nel primo decennio del 1600, faceva parte di un gruppo di 19 sonetti. È anche noto con le sue prime parole: "La morte non essere orgogliosa". John Donne era un predicatore e un poeta, e questo sonetto esprime la sua speranza nella sua fede.