"Ulisse" di Alfred Lord Tennyson ripercorre la storia di Ulisse e del suo ultimo viaggio per mare da "L'Odissea" di Omero e dall'Inferno di Dante, in cui lo sfortunato Ulisse finisce negli Inferi. Il poema funge anche da elogio per l'amico di Tennyson Arthur Henry Hallam, la cui morte ha ispirato il drammatico monologo.
Incapace e non disposto a godersi la pensione, Ulisse dice a sua moglie, Penelope, che deve andarsene, perché solo in mare si sente come se stesso. Decide di lasciare governare suo figlio Telemaco in sua assenza, ma pensa che governare un paese non sia una carriera adatta per un uomo tanto compiuto quanto se stesso. Poiché il poema è un monologo, Penelope e Telemachus non hanno la possibilità di valutare la decisione di Ulisse, anche se è deciso e riluttante a considerare di restare a casa o intraprendere un viaggio minore.
Esorta i suoi uomini, molti dei quali hanno navigato e combattuto con lui, per venire con lui, anche se non ha intenzione di tornare. Offre loro la speranza di poter raggiungere una sorta di paradiso, il luogo in cui gli dei greci finiscono dopo le morti eroiche. Ulisse ammette che, anche se non sembrano più in grado di navigare, il loro viaggio deve essere costante e sicuro e portare loro il tipo di vita non disponibile per loro ancorati al loro posto.