L'umorismo spesso citato nella commedia shakespeariana "Julius Caesar" è nell'atto di apertura, in una scena con le risposte argutee del secondo commoner alle altezzose domande di Marullus. Nello scambio tra il secondo commoner e Marullus, il commoner usa abilmente il gioco di parole e il doppio significato in uno spettacolo velato di disprezzo per la tribuna. Un simile gioco di parole è considerato piuttosto tipico dell'umorismo contemporaneo, ma avrebbe deliziato il pubblico elisabettiano.
Nella scena iniziale, Marullo e Flavio sembrano essere infastiditi dai cittadini comuni che celebrano la vittoria di Giulio Cesare sui figli di Pompeo. Le due tribune non apprezzano i cittadini comuni che stanno scorrazzando senza indossare il segno della loro professione. In altre parole, i cittadini comuni stanno dimenticando il loro posto nella società romana.
Quando Marullo chiede alla seconda persona comune nella scena quale sia la sua professione, il cittadino comune risponde: "Sono come direbbe un ciabattino". La parola "ciabattino" significava anche "operaio maldestro". Con l'aggiunta di "come diresti tu" nella sua risposta, il cittadino comune fa un gesto verbale al disprezzo della tribuna.
Nella sua riga successiva, il ciabattino descrive ulteriormente la sua professione di "ammortizzatore di suole", che ovviamente era un gioco sulla parola "anima". L'uso del gioco di parole e delle parole a doppio senso come mezzo per iniettare umorismo nei giochi sembra essere un elemento fondamentale nei drammi shakespeariani, così come in quelli dei suoi contemporanei.