Sarah Orne Jewett, nel suo libro "A White Heron", esplora le responsabilità che le persone hanno nei confronti della natura e considera se i rapporti con le persone sono più importanti delle relazioni con gli animali. Esplora anche l'idea di coesistere con gli animali e i cambiamenti causati dalla rivoluzione industriale.
Dopo essersi trasferito da una città manifatturiera a una fattoria nei boschi del New England, il protagonista Sylvia si rende conto che può reinventarsi. Sebbene abbia il compito di lavorare la fattoria con la nonna, trascorre anche del tempo da sola nei boschi, dove incontra, e per molti versi fa amicizia, l'airone bianco titolare. L'uccello bianco simboleggia la libertà, che Sylvia non ha avuto fino a quando non si è trasferita con sua nonna. Sylvia ha scalato gli alberi per ottenere una vista a volo d'uccello della sua casa e della terra circostante, a simboleggiare il tentativo di unirsi alla natura.
Sylvia incontra un giovane cacciatore, e mentre lei prova attrazione per lui e verso di lui, decide di non dirgli dove si trova il nido dell'airone. Si rifiuta di dirlo, anche quando le offre più soldi di quelli che lei e sua nonna potrebbero altrimenti guadagnare. Eppure, Sylvia non gli dice dove trovare l'airone bianco, convinto che farlo finirebbe la vita dell'uccello, e in molti modi porterà alla fine la vita idilliaca che ha creato da quando si è trasferita con sua nonna.
Le agitazioni che Sylvia prova per il giovane cacciatore non sono nulla in confronto a come si sente per l'uccello. In molti modi, questa storia è una storia d'amore, anche se tra una giovane donna e la natura piuttosto che tra una giovane donna e un uomo.