"On Being a Cripple" di Nancy Mairs è un saggio sull'esperienza di essere menomato. Mairs inizia il lavoro autobiografico possedendo la parola "storpio" e identificandosi come tale. Il resto del saggio dettaglia la diagnosi e gli effetti della sua sclerosi multipla per tutta la vita.
"Sull'essere uno storpio" viene comunemente indicato nei corsi di medicina umanistica. Mentre affronta un argomento serio che ha il potenziale di rendere il pubblico scomodo, Mairs mescola con cura le battute giocose e la saggezza che ha a che fare con la sua condizione l'ha aiutata a svilupparsi. Sebbene sia brutalmente onesta nel descrivere le difficoltà di essere uno storpio, si sforza di riflettere sui momenti umoristici e illuminanti che sono emersi a seguito della sua progressiva sclerosi multipla.
Mairs spiega alcuni degli effetti fisici che la sclerosi multipla ha avuto su di lei, ma passa tutto il tempo a celebrare le abilità che ha conservato. Dedica anche una buona parte del saggio alle conseguenze sociali di essere un paralitico, inclusi i fardelli per il suo coniuge ei suoi figli, che sono rimasti costantemente favorevoli nonostante le sfide. Come donna e femminista, Mairs riconosce gli effetti psicologici dell'essere paralizzato, in particolare l'autoironia e le questioni legate all'immagine del corpo che derivano dall'essere paralizzati in una società con uno stretto concetto di bellezza.