L'idea che ci siano sette o più livelli di cielo, o anche sette cieli separati, è prevalente in molte grandi religioni del mondo. Le prime versioni registrate dei cieli che sono destinati all'umanità piuttosto che al le case degli dei sono nei Purana indù, che menzionano i vyahrtis, i mondi o i cieli superiori. I cieli indù includono Satyaloka, la dimora di Brahma; Janaloka, il mondo per celibati per tutta la vita; e Svarloka, sede di bardi e altri esseri pie.
Nelle prime tradizioni giudeo-cristiane, i cieli sono sempre considerati multipli, ma il numero varia a seconda della fonte consultata. I sette cieli si trovano in un libro apocrifo di Scritture, 2 Enoch, che racconta il viaggio di Enoc attraverso i cieli. Alcuni di questi cieli sono descritti come caratteristiche naturali, come Vilon o tenda, che è il velo che nasconde gli altri cieli dalla vista umana. Un altro esempio è Zebul, o abitazione, che è il luogo dei corpi celesti. Altri sono luoghi di dimora per vari livelli di angeli e anime umane, tra cui Makhon, la città, dove vivono gli angeli che governano il mondo e la natura, e Raki'a, dove devono rimanere le anime in attesa di giudizio.
L'Islam ha adottato l'idea di sette livelli di paradiso dalle sue radici giudaico-cristiane, ma mentre i sette livelli del cielo sono brevemente menzionati nel Corano, i loro dettagli sono pienamente realizzati negli Hadith. Qui, i sette livelli sono descritti come la dimora di molti importanti profeti e patriarchi biblici, tra cui Abramo, Gesù, Giovanni Battista, Adamo e Mosè, che il profeta Maometto incontra mentre viaggia attraverso i cieli.