Il poema "Annabel Lee" di Edgar Allen Poe utilizza uno schema di rima irregolare che cambia da versetto a versetto, ma ripete costantemente il suono "ee", in rima con "Lee", nelle linee pari di ogni stanza. Questo schema è rotto solo nella strofa finale, in cui l'oratore prende una linea in più per piangere la sua sposa morta, quindi ritorna allo schema di rima stabilito nelle stanze precedenti.
"Annabel Lee" era l'ultimo poema scritto da Poe. Lo considerò una ballata, e in effetti segue il modello metrico cadenzato della forma della ballata con l'uso di anapesti in contrasto con gli iambi; le sue lunghezze irregolari, tuttavia, le causano la rottura della forma rigorosa della ballata. Lo schema di rima sembra essere stabilito nella prima stanza come A-B-A-B-C-B. Mentre quella "B" fa rima, la sillaba "ee" viene ripetuta in ogni stanza, il resto dello schema di rima comincia a cambiare immediatamente, con la seconda strofa che mostra uno schema di rima di D-B-E-B-F-B. Mentre il poema continua, l'unica costante è che la rima "ee" cada su linee alternate, anche quando la lunghezza della stanza varia. Il pattern inizia a dissolversi nella quarta stanza, quando Poe ripete una "ee" rima, contrapponendo "più vecchio di noi" e "più saggio di noi", per sottolineare il potere dell'amore di chi parla con Annabel Lee. Rompe il pattern di nuovo nella quinta e ultima strofa mentre fa rima "lato" e "sposa" direttamente, senza linee che finiscono in "noi" per spezzare le linee. Queste linee spezzano anche il modello ritmico, sottolineando il cambiamento causato dalla morte della sua sposa.