Il movimento per i diritti civili è risultato direttamente dal fallimento delle politiche post-guerra civile per garantire le libertà civili delle persone di colore, molte delle quali recentemente emancipate. Di conseguenza, le vecchie forme di repressione sociale e legale hanno assunto una nuova forma nel Sud, in particolare sotto forma di leggi di segregazione.
Nonostante molti statisti del Nord sostennero le libertà civili nere dopo la Guerra Civile, il progetto di ricostruzione del Sud alla fine fallì. Ciò era dovuto in gran parte alle manovre politiche che circondavano l'elezione di Hayes-Tilden, dove i repubblicani accettarono di abbandonare la ricostruzione per mantenere la presidenza. Di conseguenza, il vecchio ordinamento razziale nel Sud fu rapidamente ristabilito, meno l'istituzione formale della schiavitù.
Questa rinnovata situazione razziale nel Sud possedeva diversi meccanismi, tra cui le tasse di voto e gli esami di lettura che vietavano ai neri di votare. Un altro meccanismo erano le leggi di Jim Crow, un fenomeno presente in tutto il Sud che manteneva le razze segregate in spazi pubblici, come ristoranti, bagni, vagoni e cinema. Fino al 1954, questa disparità legale era giustificata dalla dottrina "separata ma uguale", un quadro che la Corte Suprema ha lanciato quell'anno.
Nei prossimi decenni, gli attivisti in bianco e nero hanno richiamato l'attenzione sulla grave ingiustizia sociale che circonda la segregazione partecipando a marce, sit-in e libertà. Martin Luther King, Jr., Rosa Parks e Andrew Goodman attirarono l'attenzione nazionale e in seguito l'attenzione del governo federale, culminando nel passaggio del Civil Rights Act del 1968.