Gli tsunami sono misurati dal loro run-up, che è la differenza tra un livello del mare osservato e la distanza che le acque dello tsunami raggiungono sulla costa. Questo è generalmente misurato una volta che il pericolo è passato, quindi i detriti e la distruzione della vita vegetale sono spesso usati come indicatori di accelerazione.
Gli tsunami vengono misurati anche in mare usando le boe dello tsunami che raccolgono dati sui cambiamenti nei livelli dell'acqua attraverso i manometri subacquei. Queste misurazioni stabiliscono un sistema di allerta precoce, dando agli scienziati la possibilità di prevedere l'altezza delle onde e quando ci si aspetta che raggiungano la riva.
Gli tsunami sono causati da un disturbo delle acque dell'oceano. Terremoti, frane e attività vulcanica spesso creano il disturbo, spostando l'acqua lontano dalla fonte. Circa l'80% di tutti gli tsunami si verificano nell'Oceano Pacifico, che è noto per l'Anello del Fuoco, un'area in cui convergono diverse placche continentali, creando frequenti terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Nel tempo che precede lo sbarco di uno tsunami, i livelli degli oceani generalmente diminuiscono, per essere seguiti da acque in rapido aumento. Le acque di solito salgono e scendono in una serie di onde prima che l'energia dello tsunami si dissolva. I turisti spesso mettono a repentaglio la propria vita, credendo che le acque che affondano segnalino la fine del pericolo.