La teoria della precipitazione delle vittime, nota anche come approccio di precipitazione delle vittime, ipotizza che le vittime di crimini violenti e di violenza sessuale si mettano in pericolo attraverso le proprie azioni. Gli assalitori e le loro vittime sono spesso indicato come coppie penali. Questo concetto vede la vittima come un partecipante al crimine perché la sua presenza fornisce al trasgressore l'opportunità di commettere il reato.
La teoria della vittimizzazione applicata ai casi di stupro e violenza sessuale suggerisce che la vittima ha invitato l'attacco comportandosi in modo amichevole o civettuolo nei confronti dell'autore del reato. Questo approccio si basa sul mito che le vittime possono prevenire gli attacchi non assumendo comportamenti rischiosi, come camminare da soli di notte e invitare potenziali perpetratori nelle loro case. La teoria della vittimizzazione implica anche che le vittime non comunichino adeguatamente all'attaccante di non essere interessate a una relazione sessuale. L'assalto viene quindi visto come il risultato della cattiva interpretazione del perpetratore dei segnali non verbali della vittima. L'approccio di precipitazione della vittima verso il crimine violento teorizza che gli individui che si posizionano in situazioni potenzialmente pericolose aumentano la loro vulnerabilità ai danni. Gli scenari comuni includono l'autostop e il lavoro in settori che prevedono il contatto con estranei.