La politica commerciale strategica si riferisce alla politica commerciale che guida le grandi imprese multinazionali a risultati favorevoli quando interagiscono con altre multinazionali nelle industrie oligopolistiche. Un oligopolio è una struttura di mercato in cui un numero limitato di imprese dominano un'industria. La politica commerciale strategica esiste da quasi quanto il commercio internazionale stesso, con radici che risalgono all'antica Grecia.
Nella politica commerciale strategica, i responsabili delle politiche economiche cercano di aiutare le imprese nazionali a competere con le imprese straniere trasferendo i profitti dall'estero al domestico. Il processo si evolve in genere in tre fasi. Nella prima fase, il governo sovvenziona i costi di ricerca e sviluppo dell'azienda domestica. Nella seconda fase, l'impresa nazionale, cinta da sussidi governativi, aumenta i suoi investimenti in ricerca e sviluppo. Infine, quando si confronta con la ricerca e lo sviluppo sovvenzionati dal suo concorrente, l'impresa straniera riduce i propri investimenti in ricerca e sviluppo e le esportazioni, essenzialmente cedendo il mercato al suo concorrente sovvenzionato.
I critici della politica commerciale strategica sostengono che l'interferenza del governo distorce il mercato consentendo alle imprese meno efficienti di entrare in mercati che non potrebbero entrare altrimenti. Ciò aumenta i costi in tutto il settore. Inoltre, con la natura globale del capitale investito, gli individui domestici possono possedere azioni sia in società straniere che nazionali, pertanto le politiche spesso danneggiano gli investitori domestici. Infine, la politica commerciale strategica sconvolge il business sottoponendo il mercato a capricci politici.