Martin Luther King Jr., Mahatma Ghandi e Henry David Thoreau hanno tutti sostenuto la disobbedienza civile attraverso mezzi non violenti. Inoltre, ognuno di questi individui è stato, in un momento o l'altro, imprigionato per il suo propria disobbedienza civile non violenta.
King è più comunemente conosciuto per la sua leadership nel movimento per i diritti civili afro-americani. A differenza di Malcolm X, che sosteneva un metodo di protesta molto più duro e più fisicamente coinvolto, King ha costantemente sostenuto che la violenza non dovrebbe mai essere utilizzata, anche in rappresaglia, negli sforzi per il cambiamento sociale.
History.com spiega che Gandhi era la figura di spicco del nazionalismo indiano nei primi anni del 1900, sostenendo la disobbedienza civile nonviolenta, la resistenza passiva e la non cooperazione verso la Gran Bretagna.
Thoreau scrisse un saggio nel 1849 intitolato "Disobbedienza civile", che richiede che gli individui si ritengano responsabili della giustizia e delle loro coscienze prima di essere ritenuti responsabili nei confronti del governo. "Disobbedienza civile" sostiene anche che se il governo non agisce in conformità con la giustizia, allora l'individuo ha la responsabilità di opporsi in modo non violento al governo. King e Ghandi furono entrambi influenzati dagli scritti di Thoreau. King ha osservato nella sua autobiografia che la scrittura di Thoreau è stata il primo luogo in cui ha incontrato la nozione di resistenza non violenta. Nel suo saggio del 1907, "For Passive Resisters", Ghandi ha elogiato la praticità e la moralità di Thoreau.
Il potente saggio di Thoreau ha influenzato anche molte altre persone importanti, tra cui Martin Buber, Ernest Hemingway e Marcel Proust.
