La Costituzione civile del Clero fu una severa azione legislativa avviata dal governo rivoluzionario francese che mirava a subordinare la Chiesa cattolica al nuovo ordine sociale e politico. Ha ricreato il carattere diocesano e monastico della Chiesa cattolica in Francia e ha drasticamente ridotto l'influenza papale.
Poiché la Chiesa cattolica in Francia era considerata dai rivoluzionari come uno dei principali agenti del vecchio ordine, era sia ideologicamente che praticamente mirata alla riforma, se non allo smantellamento. Il numero di vescovi attivi in Francia è stato ridotto da 137 a 83, con nuovi vescovi e sacerdoti selezionati dagli elettori locali, che hanno già giurato fedeltà alla nuova costituzione. Forse controintuitivamente, non era necessario che tali elettori fossero cattolici stessi, creando condizioni in base alle quali i preti cattolici locali potevano essere eletti da persone al di fuori delle loro congregazioni, come protestanti o ebrei. Dopo l'elezione, a questi vescovi e sacerdoti fu poi richiesto di giurare fedeltà allo stato, piuttosto che al papato, come lo era il protocollo. Lo stato francese a sua volta, piuttosto che a Roma, pagherebbe successivamente gli stipendi del clero. Il Papa ha mantenuto solo il diritto di essere informato sui risultati elettorali. Inoltre, la Costituzione civile del Clero distrusse tutti gli ordini monastici che al tempo risiedevano in Francia, che essenzialmente li legiferò fuori dall'esistenza. Inoltre, poiché il pensiero sociale rivoluzionario equiparava il matrimonio con la lealtà allo stato, la pratica a lungo tenuta del celibato ecclesiastico è stata implicitamente rielaborata come protesta, se non come tradimento, contro il nuovo regime. Infine, questa legislazione mise fine alla pratica di tramandare gli uffici ecclesiastici agli eredi ereditari, una pratica che era stata spesso sfruttata impunemente dalle famiglie nobili prima della rivoluzione.